top of page

Primavera come impazienza

Hai mai ordinato ad un bocciolo di fiorire in fretta?


L’impazienza è una sensazione che almeno qualche volta, anche le persone più placide e pazienti, hanno provato nella propria vita. E’ una competenza da affinare giorno dopo giorno per migliorare il nostro benessere psicologico, ma non tutti sanno che esistono anche delle componenti chimiche che entrano in gioco, come la serotonina. Infatti, essa, è un neuro-trasmettitore fondamentale per la stabilità del nostro umore e, quindi, anche della pazienza.


La pazienza è potere: con il tempo e la pazienza, ogni foglia di gelso diventa seta.

(Confucio)


Secondo gli studi scientifici in ambito della psicologia e neuro-anatomia, la pazienza è considerata più una competenza neurologica che una virtù, ma che tutti possiamo sviluppare con un allenamento costante, con il fine di lasciare andare il claim moderno del “tutto e subito”, che sappiamo scatena delle ansie spesso incontrollate. A patto che si possa riconoscere che questa ansia deriva proprio dal volere ogni cosa prima del

tempo.

Una mente ansiosa, una persona perennemente di fretta, una società vittima della mancanza di tempo e del nefasto tentativo di tenere ogni cosa sotto controllo, diventano purtroppo carburanti per nutrire a loro volta l’impazienza, generando un circolo vizioso.

Vi riporto un esempio che mi viene alla mente di una ricerca di mercato dei primi anni ’70, che fu richiesta per il calo delle vendite del famoso ketchup americano Heinz. Le vendite avevano subito un calo improvviso, apparentemente senza spiegazione. Bene, la confezione era cambiata, il nuovo tubetto lanciato sul mercato era da capovolgere e quei pochi secondi che portavano il consumatore ad aspettare, impazientemente, che fuoriuscisse il ketchup, li spazientiva e li portava ad abbandonare il prodotto. E’ bastato indurre una nuova manipolazione di massa, introducendo nella nuova pubblicità il concetto di “it’s slow good”, e dopo poco l’attesa veniva percepita più positivamente e come “un lusso”. Le vendite subirono nuovamente un picco verso l’alto.


Il mese di marzo ci riporta a percepire l’impazienza dello sbocciare della Primavera. Le piante fremono per rinascere, gli uccelli si apprestano a costruire i loro nidi, ogni cosa sembra rendere vita. Ma quale è il vero legame fra pazienza e serotonina, in modo da essere anche noi consapevoli del fatto che non siamo solo fatti di comportamenti acquisiti, bensì anche di una buona dose di biologia?


Ed ecco una prima spiegazione. Il nostro cervello non è preparato per la competenza della pazienza. Il neonato se ha fame ed ha pazienza, rischia di non mangiare e quindi di morire.

Nonostante la serotonina sia ancora in fase di studio nell’ambito dell’influenza dei nostri impulsi che ci permettono di diventare più pazienti, sappiamo che è comunque quel

neurotrasmettitore responsabile di molti processi fisiologici che vanno dall’umore al ciclo sonno-veglia, dall’appetito alla carica energetica, e quindi possiamo supporre che sia essenziale nel favorire il controllo degli impulsi di frustrazione che derivano dall’impazienza. L’aspetto affettivo dell’impazienza, invece, è legato alla capacità di dominare l’incertezza. Il nostro cervello si mette in allarme, e crea sofferenza.


A chi è capitato di volere il famoso “tutto e subito”?

A me sicuramente, quando ero giovane ero profondamente impaziente. Curiosa di affrontare più esperienze di vita possibili e di conoscere multiformi cammini che mi si presentavano ad ogni momento, ero incapace di tollerare l’attesa. Da qui ne derivava un malessere che mi spingeva a fare scelte affrettate, alcune rivelatesi straordinarie per intuito, altre nefaste proprio per l’impazienza che mi spingeva a non sopportare la frustrazione e, di conseguenza, ad agire frettolosamente non per strategia bensì per riportare benessere mentale.


In primo luogo consiglio sempre di comprendere a che livello di produzione di serotonina siamo, ovvero se necessitiamo, ad esempio, dell’esposizione invernale a lampade speciali che

simulano la luce solare e riportano i livelli di serotonina ad una media accettabile.


Ciò detto, la buona notizia è che la pazienza si allena, faticosamente, e anche le persone più impazienti ed impulsive possono diventare pazienti e centrate, con un percorso di Trasformazione che comprende tanti aspetti psicofisici.

La pazienza, infatti, è il risultato di un apprendimento deliberato e continuo. Allenarla produce effetti positivi sulla qualità della nostra vita, che ci portano a due benefici maggiori:

la libertà emotiva e il qui ed ora.


Il lavoro principale nella costruzione della propria pazienza è quello sulla soglia di tolleranza delle proprie emozioni negative.

Comprendere e regolare in nostro universo affettivo ed emotivo è assolutamente necessario.

Brevemente, vorrei lasciarvi una riflessione per come affrontare, con un lavoro profondo, la propria impazienza.

1. Individuare i nostri veri bisogni

2. De-costruire il desiderio

3. E come strategia comportamentale accessoria, una buona meditazione o praticare yoga

Per i primi due punti, il lavoro personale fondamentale è comprendere cosa si celi dietro l’impazienza. Se una via di fuga, un modello comportamentale radicato, un attrito fra velocità di vita e pensiero, un abbassamento di soglia alla tolleranza della frustrazione, un presente difficile da affrontare, il riemergere di alcuni automatismi. Questo lavoro è imprescindibile per porre le fondamenta del nostro castello di pazienza.


Successivamente, prendere il proprio desiderio e cominciare a de-costruirlo, ovvero a scomporlo e ad agire sulla nostra realtà controllando gli impulsi con strategie comportamentali ad hoc.

Infine, la meditazione e lo yoga permettono di ritrovare uno stato di calma che ci portano ad una maggiore capacità di adattamento, ripercorrendo nella propria strada l’attesa dell’apertura di ogni porta da parte del tempo.



 
 
 

Comments


© 2025 by Asia Giordano. Powered and secured by Wix & Aruba

bottom of page