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METApsicologia

“Ciò che tace la prima generazione, la seconda generazione lo porta nel corpo” F.D. 


Chi ha seguito alcuni miei video, sa bene che spesso parlo di patterns comportamentali, ovvero quei modelli o schemi di attitudini che apprendiamo da 0 a 12 anni circa dai nostri genitori biologici o adottivi, o dai nostri tutori

Nel percorso che ho affrontato tanti anni fa con Alejandro e poi con Cristobal Jodorowsky, ho imparato che questi patterns non trovano solo radici nella generazione precedente alla nostra, ma anche negli avi, tracciando un fil rouge che si può ben indagare con la metapsicogenealogia.

Da Jung a Jodorowsky padre e figlio, l’importanza della metapsicogenealogia è stata cruciale per arrivare ad una guarigione onnicomprensiva, poiché senza che ne si abbia consapevolezza, siamo abitati da tutti i personaggi della famiglia e i nostri antenati ci portano delle sofferenze inconsce, ma anche risorse preziose.

In un percorso di trasformazione o in un viaggio iniziatico dentro noi stessi, ad un certo punto ci si trova confrontati con la necessità di entrare in risonanza con le vite dei nostri antenati, anche se non li abbiamo mai conosciuti. Possiamo sapere molto di più di ciò che pensiamo realmente di sapere… Vi è mai capitato che qualcuno vi dicesse che siete proprio uguali a vostra nonna o a vostro nonno anche se non lo/la avete mai conosciuto/a? Ecco, questo è - in modo estremamente semplificato - il concetto di base.

Noi non siamo solo ciò che inizia con la nostra nascita e finisce con la morte, bensì siamo anche il frutto dei desideri, della fantasia, delle paure e di un infinità di emozioni e di percezioni di generazioni intere che si intrecciano per creare una nuova vita. 


Avrete sicuramente sentito parlare dell’espressione « romanzo familiare ». E’ quella storia profonda di azioni e di non detti, di natura psichica, emotiva, creativa, sessuale e materiale che contraddistingue quella precisa stirpe: la nostra.

Tutto ciò è in noi, nelle nostre cellule; e per essere realmente liberi è necessario comprendere e guarire ciò che crea ombra e prigionia alla nostra energia vitale. Per noi stessi, in funzione di ciò che possiamo portare ai nostri cari e al pianeta: bellezza, amore, creatività, libertà, benessere e aiuto reciproco sincero, non guidato dal nostro ego.

Moltissimi scrittori hanno tracciato le storie di generazioni in cui si ripetono le stesse dinamiche, le stesse emozioni, le stesse paure… Nonostante ci siano sempre anche aspetti positivi in eredità, purtroppo ci troviamo a fare i conti con gli eventi traumatici e le esperienze non ancora processate a livello familiare. Ecco perché sarebbe importante scegliersi un proprio nome di battesimo « nuovo » e soprattutto evitare di chiamare i neo-nati con il nome degli ante-nati

Questo processo transgenerazionale avviene nell’inconscio personale e deriva dal proprio albero familiare dei conflitti e delle ferite, dei tranelli e delle fedeltà nevrotiche ed ossessive alla stirpe di riferimento.


Françoise Dolto era una psicanalista francese (Parigi, 6 novembre 1908 – Parigi, 25 agosto 1988) specializzata in ambito infantile, che studiò moltissimo questo fenomeno. La Dolto affermava che “ciò che tace la prima generazione, la seconda generazione lo porta nel corpo”. Purtroppo la sua teoria si arrestava a ciò che riguarda solo due generazioni, mentre altri conoscitori dell’animo umano come appunto Jung e gli Jodorowsky si sono spinti fino ad abbracciare generazioni passate lontanissime. 

In uno dei miei video (lo trovate sul mio sito), parlo infatti dell’inconscio familiare. Ed è proprio di questo che stiamo esplorando le radici, esattamente come si fa con quello collettivo. Suicidi, aborti, malattie mentali, omicidi, rovine, abusi, ma anche successi, genialità, creatività… Tendiamo però a prendere, come detto prima, i traumi che tendono a ripetersi nelle generazioni seguenti, fino a trovare un modo di diventare cosciente e di essere risolto con l’ausilio di un terapeuta in grado di portarvi per mano in questo processo. 

Responsabilità personale, umiltà, compassione, assenza di giudizio a priori e volontà di andare oltre il proprio (ben)essere sono necessari per giungere al (ben)essere del proprio albero genealogico.


Il pattern comportamentale che impedisce maggiormente la buona riuscita di questo percorso iniziatico è quello relativo al giudizio degli altri. Chi, onestamente, sente di essere soggetto al giudizio degli altri o si sente di giustificare ogni sua azione (di fatto essendo totalmente succube del giudizio degli altri), preferisce seppellire piuttosto che portare alla luce. Sono le persone che iniziano un percorso e poi, al primo miglioramento, dicono di non sentire più il bisogno di continuare perché è arrivato il momento di scavare nel proprio inconscio, che non è sempre gratificante… Ma come possiamo migliorare realmente e stabilmente se non siamo onesti con noi stessi in primis?

Seppellire o dimenticare è quanto di più deleterio ci sia per se stessi. In realtà, i fatti non si dimenticano, semplicemente ne si reprime il ricordo. Ma tutto ciò che viene represso, torna in un modo o nell’altro. E la reazione più comune, è che ritorni sotto forma di ripetizione!

« Ognuno di noi ha molto da imparare dai propri antenati. L’eredità che ci hanno lasciato è molto più grande di ciò che pensiamo. A volte, i nostri antenati ci fanno del male e non sappiamo (ancora) perché... » diceva Cristobal Jodorowsky. E’ qui che entra in gioco il nostro ruolo che è già stato predisposto senza che nessuno ne sia consapevole. Come mossi da automatismi, entriamo in un circolo vizioso che ci impone di tramandare, ripetere, salvare, negare o nascondere le orme dei fatti, delle emozioni, dei traumi che sono ormai diventati autentici segreti familiari. 


Spesso mi trovo a chiedere il nome dei propri avi, o la loro storia familiare e mi accorgo che scavare non sia per nulla facile. Ci sono genitori reticenti a fornire anche la benché minima informazione. Pensate che, dopo aver scritto e diretto tre lungometraggi di cui due usciti in sala in Italia vincendo diversi festival e premi, e ancora dopo aver recitato nel cinema indipendente per anni, ho scoperto « per caso » che il mio bisnonno Costantino Giordano era capocomico della compagnia teatrale partenopea de I Filodrammatici. Trovai due fotografie del mio bisnonno in un antico testo teatrale che avevo in libreria a casa, e chiesi spiegazione a mio padre. Nessuno, prima di quel momento, mi aveva parlato di un attore in famiglia!


Parafrasando Cristobal, possiamo dire che « per una guarigione completa, sapere da dove veniamo, chi erano le persone che non abbiamo conosciuto, si tratta di una strada affascinante lungo la quale non ci si può perdere. Seguendola, faremo sempre importanti passi per raggiungere la comprensione più profonda del vero ruolo che ci spetta in questo mondo. »




LIBRI CONSIGLIATI





Opere in italiano di Françoise Dolto:


  • Il caso Dominique, Milano: Bompiani, 1972

  • Psicoanalisi e pediatria. I fondamenti della psicoanalisi, osservazioni cliniche su sedici casi, Milano: Bompiani, 1973

  • Psicanalisi del Vangelo, Milano: Rizzoli, 1978

  • La libertà d'amare, Milano: Rizzoli, 1979

  • Quando c'è un bambino. Una grande psicoanalista risponde alle domande dei genitori, Milano: Emme, 1979

  • Parlandone è più facile, Milano: Emme, 1982

  • Seminario di psicanalisi infantile, Milano: Emme, 1984

  • Il gioco del desiderio. Saggi clinici, Torino: SEI, 1987 

  • Le parole dei bambini e l'adulto sordo, Milano: Mondadori, 1988 

  • Adolescenza. Esperienze e proposte per un nuovo dialogo con i giovani tra i 10 e i 16 anni, Milano: Mondadori, 1990 

  • Inconscio e destini. Psicologia della pre-adolescenza, Roma: Sovera, 1991 (con Jean-François de Sauverzac) 

  • I problemi degli adolescenti, Milano: Longanesi, 1991; Tea, 2004 

  • Quando i genitori si separano, Milano: Mondadori, 1991 

  • Come allevare un bambino felice e farne un adulto maturo, Milano: Mondadori, 1992 

  • Il desiderio femminile, Milano: Mondadori, 1994 

  • I problemi dei bambini, Milano: Mondadori, 1995 

  • I dialoghi di Quebec, Roma: Sovera, 1996 (con Jean-François de Sauverzac) 

  • L'immagine inconscia del corpo, Como: Red, 1996 

  • Solitudine felice. Interiorità e comunicazione dalla nascita all'età adulta, Milano: Mondadori 1996 

  • Quando i bambini hanno bisogno di noi, Milano: Mondadori, 1998 (con Nazir Hamad) 

  • Il bambino e la città, Milano, Mondadori, 2000 

  • Infanzia, Milano: Archinto, 2003 

  • Il bambino dello specchio, Genova: Marietti, 2011 (con Juan-David Nasio)

  • I Vangeli alla luce della psicoanalisi. La liberazione del desiderio, Milano: Et al., 2012 (con Gérard Sévérin) 

  • La fede alla luce della psicoanalisi. La vita del desiderio, Milano: Et al., 2013 (con Gérard Sévérin) 

 
 
 

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